Destinazione Punta Aga con sorpresa

 

Destinazione Punta Aga con sorpresa.

 

Da giorni avevo in mente di raggiungere la vetta della "Punta Aga" salendo dal canalone nord, generalmente via invernale per sci alpinisti. Ma nel periodo era estivo.

 

Con un collega, che possedeva un'auto fuori strada, decidemmo di affrontarla una mattina di luglio. Ambedue avevamo impegni nel primo pomeriggio pertanto decidemmo di utilizzare il suo autoveicolo per salire sino al Rifugio Longo e guadagnare tempo.

 

La giornata era molto bella e limpida perché nella nottata si era scatenato un temporale.

Sostando a Isola di Fondra per approvvigionarci di cibo, ci accorgemmo che sulle vette la bufera della notte non si era limitata alla pioggia: aveva nevicato.

 

L'unica attrezzatura a disposizione era la piccozza, tuttavia decidemmo di proseguire senza indugio.

 

Lasciata l'auto al Rifugio Longo c'incamminammo verso il Passo di Cigola costeggiando dall'alto il meraviglioso lago del Diavolo, una perla incastonata tra le vette delle montagne tutt'attorno.

 

Arrivati al Passo si presentò il canalone con il primo tratto ghiaioso e pietroso poi, dalla metà alla vetta, bianco di neve fresca.

 

Desistere? Non sia detto e via.

 

La neve non era molto alta ma livellata dal vento, e non ci permetteva di vedere quello che sotto ci stava. Salimmo con prudenza utilizzando la piccozza per evitare sorprese. La temperatura era fredda e la crosta di neve, che si era creata in superficie, scricchiolava sotto gli scarponi.

 

La sorpresa ci colse alle roccette sotto la cima: un vetrato di ghiaccio, dal basso invisibile, rendeva difficoltoso aggrapparsi per superarle. Utilizzai la piccozza per togliere il ghiaccio per un buon tratto ma la roccia era gelata e le dita della mano erano sempre più insensibili al tatto e alla presa.

 

Ci volle una buona dose di tempo per superare una cinquantina di metri che, in condizioni normali, si sarebbero potuti superare in pochi minuti.

 

Finalmente sbucammo in vetta, accanto alla statuetta della madonnina riparata sotto un altrettanto piccolo traliccio di metallo.

 

L'inconveniente della neve e del ghiaccio aveva scombinato i nostri propositi di concludere velocemente l'ascesa, conseguentemente la vista del panorama:  la catena del Disgrazia innevata, il Diavolo e il Diavolino, il Madonnino, il Rifugio Calvi con i suoi laghetti e sotto, quasi a strapiombo, il lago del Diavolo e il Rifugio Longo, lasciato appena qualche ora prima, - fu molto sbrigativa tra un panino, una zolletta di cioccolato e un sorso d'acqua.

 

Poi giù di corsa dalla via normale sino al Rifugio per riprendere l'auto e tornare a casa.

In buona sostanza: "una sveltina" con sorpresa, con la soddisfazione di aver raggiunto anche quella vetta, ammirata anni prima dal Pizzo del Diavolo, e averla fatta mia.

 


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